venerdì 21 febbraio 2014

Storia tragicomica di una esordiente alla ricerca della Perfetta Casa Editrice.

Buongiorno a tutti! È da un pezzo che non scrivo nulla, ma gli impegni di scrittura portano via tempo, come ogni scrittore sa.
Oggi ho pensato di parlare di una cosa cara a tutti noi esordienti: la "perfetta" Casa Editrice.
Innanzitutto, cari scribacchini, sappiate una cosa: non esiste la perfetta Casa Editrice, ma solo quella che fa per voi.
Quando si termina un lavoro e si è agli esordi arriva la domanda da un milione di dollari: "E adesso?".
E adesso, a meno di non usare come zeppa per il tavolo il proprio manoscritto, bisogna affacciarsi nel vasto mondo dell'Editoria.
Voglio raccontarvi la mia esperienza, sicuramente comune a molti autori. Lo faccio perché fra tanti che hanno già pubblicato c'è sicuramente qualcuno che annaspa fra nomi e realtà editoriali di vario genere.
Dunque, partiamo dal manoscritto.
Terminato il romanzo, ho incominciato a visionare siti internet di vario genere e mi sono imbattuta casualmente nel "Gruppo Editoriale Albatros" (http://www.gruppo-albatros.com).
Un minuto di silenzio è doveroso.
Fatto?
Bene, andiamo avanti.
Ah, nel minuto di silenzio potevate smadonnare mentalmente, quello era concesso, oltre che doveroso.
Scopro questo sito ben fatto, curato, patinato e con foto di vari scrittori famosi, video su conferenze tenute dagli autori pubblicati "etici etici" (che sta per eccetera).
Scopro, inoltre, un concorso, con scadenza trimestrale o una cosa simile. L'idea mi solletica, ma il romanzo non è davvero pronto per esser visionato: c'è ancora una scrematura da fare.
Così, facendo due calcoli, mi accorgo di avere 30 giorni per inviare qualcosa.
Pensa che ti ripensa, non avendo un cazzo da inviare, decido di scrivere cinque racconti (odio i racconti).
Per farlo mi do circa quattro giorni a racconto.
Scrivo come una pazza. Finito il primo, giù col secondo e via così.
Trafelata, ma soddisfatta, invio il tutto e attendo responso, tipo Sibilla cumana.
Responso che non tarda ad arrivare, con mia somma gioia.
Ed è pure positivo!
Che culo, mi dico.
Felice ed elettrizzata mi vedo rispondere alla mail, attendendo una ennesima risposta.
Che arriva via posta.
Apro il plico e caccio una brochure patinata, un DVD, il contratto e qualche altro volantino.
Leggo il contratto e subisco il primo colpo ferale: per stampare 'sto libricino fetente, di un centinaio di pagine, dovrei sborsare, secondo loro, qualcosa come 2600 euro.
Per "aiutare" e "fare a mezzo" con le spese. Per stampare circa 316 copie o giù di lì.
Ne parlo con i miei, i quali sono perplessi.
Ritengo di avere talento, altrimenti non mi avrebbero contattata, ribatto con la logica stringente degli allocchi.
I miei mi negano l'aiuto (e fanno bene).
Mi rattristo, quasi mi esce la gobba per quanto mi curvo sul mio sconforto.
Ma gobbe quasimodiane a parte, rifiuto e proseguo la ricerca per trovare la Perfetta Casa Editrice.
Scopro un mondo difficile, pericoloso e chiuso.
Ma scopro anche siti su cui si discetta di Case Editrici "free" e "a pagamento".
Con orrore vengo a conoscenza, quindi, che la Albatros non ha creduto in me, ma solo nel mio portafogli.
Sì, perché le testimonianze di scrittori contattati da questa gente, sono davvero tante.
Qualcuno manda persino un file contenente scansioni di scontrini fiscali, così, tanto per vedere che succede.
Succede l'impensabile: anche gli scontrini fiscali sono "piaciuti molto e se è interessata, la contatteremo per pubblicare la sua opera".

Qual è, allora il primo passo per un esordiente?

Evitare di essere gabbati da questa gentaglia sordida, che gioca sul tasto della vanità dell'autore, mettendogli sotto il naso tutta una serie di stronzate pur di estorcergli soldi.
Ho letto di gente che ha pubblicato con loro. Me ne dispiace.
Anche perché, fattivamente, la Albatros è assente dai circuiti librari, quindi se andate in libreria a chiedere, che so: "Cipolle innamorate" di Adalberto Imbecilloni, state pur certi che il signor Imbecilloni è imbecille di nome e di fatto, perché il suo libro non è presente.
Ma poi, se ci facciamo un conticino, ci accorgiamo che per stampare 316 copie non ci vogliono 2000 e rotti euro.
A meno che la copertina non sia in pelle umana.
Eh sì. Costa chiamare un killer di professione, si sa. Sebbene il tizio possa fare uno sconto non è che si raggiungano facilmente certe somme.
E poi, ecatombe a parte, dove diavolo è la distribuzione?
Chemmifregammè, dicono loro, scrollando le spalle.
A noi interessa che tu caschi come un pollo, ilrestocazzituoi.
Scampata, dunque, all'insidia di questo sedicente gruppo editoriale, ho incominciato a inviare il manoscritto a destra e a manca.
Con attenzione, però. 
Inviavo solo a coloro che avevano delle collane in cui inserire il mio genere.
Inutile dire che i vari Feltrinelli, Mondadori eccetera, non mi si sono filati.
Ma come! E io che con Albatros credevo di essere una scrittrice di talento!
Signori miei, parliamoci chiaro: il talento, se c'è, prima o poi verrà notato.
Non è dato sapere da chi, però verrà notato.
La ricerca, dunque, diventa via via più affannosa, sconcertata e rattristata.
C'è chi risponde educatamente e chi nemmeno ti manda a cacare per mail.
Deprimente, vero?
Sì, ma non abbiamo ancora finito.
Nelle mie ricerche oramai ci infilo di tutto. Se le casalinghe di Voghera hanno creato una Casa Editrice che si chiama "Vogheringhe di casa", mando pure a loro, tanto...
Fra le attese di risposte che non arrivano e la scoperta di tante realtà editoriali, capito con l'ennesima "Casa Editrice" a pagamento, ma ancora non lo so.
La BookSprint ha un aspetto giovane e fresco, come il suo Editore (http://www.booksprintedizioni.it).
Sulla fiducia, invio anche a loro e attendo.
Quale sorpresa, dunque, ricevere una solerte mail da parte loro?
Chiariamoci: dopo un po' il pelo sullo stomaco te lo fai. E se non te lo fai vuol dire che sei come il signor Imbecilloni di cui sopra.
Adesso lo so che se rispondono in maniera fulminea la cosa non va bene.
Ma all'inizio ero pivellina e sognatrice.
Torniamo alla velocità lampo della BookSprint: il suo manoscritto ci è piaciuto e bla, bla, bla.
Le solite cose.
Mi arriva la mail con allegato il contratto e leggo: 1100 euro una tantum per le spese di stampa.
A parte che a me 'stu una tantum m'assummegghj na pillola da pigliare, appunto, una tantum.
Ma poi: 1100 euro per stampare 100 copie?
Aridaje, dunque, con la copertina in pelle umana e il serial killer.
Di buono c'è che mi inviano una copia stampata del mio libro, per farmi vedere il lavoro tecnico e il formato di stampa.
Il formato non mi garba: somiglia un quaderno scolastico. La carta è bianco lenzuolo e mi abbaglia. Ma solo quella.
Così mi accingo a mandare una bella mail sincera, all'uso mio: gentili signori, grazie mille per la copia inviatami e per il lavoro fatto MA non credo nell'editoria a pagamento, quindi rifiuto il vostro contratto.
Vien da dire: non basta che mi faccio il culo a scrivere, dovrei persino pagare per vedere il mio romanzo stampato?
Ma questi ci fanno o ci sono?
È ovvio che la menata era sottintesa, alle mail si risponde sempre in maniera garbata, ma il succo, sebbene implicito, è questo.
Ma la Book Sprint non molla.
Vengo ricontattata telefonicamente dalla signorina segretaria dell'illustrissimo sig. propriet. ing. dott. e tutto quello che volete.
In sostanza, l'illustrissimo, presa visione del mio rifiuto, cala le pretese: se voglio posso far parte della squadra!
Tutto "aggratìs" e la copia delle stampe scende a 50 anziché a 100!
Evviva!
Ma questi davvero farebbero perdere la pazienza anche a un santo.
Io, che santa non sono, se non solo sul calendario il primo di luglio, replico che se lo possono scordare.
Avete notato una cosa o vi è sfuggita?
La BookSprint aveva provato a farsi pagare e, non essendoci riuscita, mi aveva proposto una pubblicazione gratis.
Ora, per quanto lusingata dal mio (forse) talento, per principio non sopporto i maneggioni.
A proposito! Sapete che la parola inglese "manager" deriva dall'italiano"maneggiare" ed è stata coniata come parola spregiativa verso gli italiani nel periodo Elisabettiano in Inghilterra?
Ricordi universitari, scusate.
Ma qui ci sta tutto il senso di maneggioni, visto che il termine fu coniato per indicare degli imbroglioni.
Tornando ai maneggioni, dunque, quello che non sopporto è il "provarci". Se va bene, ti frego soldi. Se va male, ti pubblico gratis.
E no, non va bene!
E non è moralmente etico.
Salutati (senza rimpianti), gli ennesimi signori che volevano ravanare nel mio portafogli, mi ritengo una col pelo sullo stomaco.
Le esperienze negative sono più formative delle positive, inutile dirlo.
Continuo, dunque, la mia ricerca.
Qualcuno pare interessato, altri si perdono nel mare del nulla.
Vengo contattata, dopo mia mail, dalla Youcanprint, realtà leccese di tutto rispetto (http://www.youcanprint.it).
Hanno un sito strabello, con chat e personale che risponde davvero!
Contratto sulla percentuale da ricevere per eventuali vendite, spuntando il 30%, se non ricordo male.
Ma c'è un ma: per apporre il codice ISBN devo pagare.
Eh, ricominciamo, mi dico.
La cosa bella della Youcanprint? La possibilità di scegliersi la cover. Loro sono affiliati a www.fotolia.com, quindi, dopo affannosa ricerca, trovo la cover adatta al mio romanzo.
La faccenda va avanti, ma io sono restia a firmare il contratto.
Mi arriva a casa la prima copia: 35 euro per un libro.
Roba da rimanerci stecchiti.
Avrei capito se fosse stato un catalogo della Skira ma, dato che non parliamo di Arte e Pittura, 35 euro per creare un codice ISBN mi sembra un furto.
Ma la Youcanprint mi piace. Soprattutto perché pugliese come me.
E non mi piace perché nelle librerie non si sa chi siano.
Decido, per diffidenza, di non firmare il contratto e li saluto.
Da notare che loro non hanno chiesto soldi. 
Però le realtà editoriali solo su internet non mi ispirano molta fiducia.
Parliamoci chiaro: la distribuzione di un libro è l'ossigeno del suddetto tomo.
E se tu sei solo una realtà vista al computer come vuoi che possa vendere se in libreria non vi si trova?
Dopo qualche anno fatto di invii, speranze disattese, mail mai ricevute e risposte negative, un amico mi parla di una Casa Editrice foggiana: Il Rosone (http://www.edizionidelrosone.it), appartenente ad una sua amica.
La contatto, la ragazza è giovane e volitiva, oltre che avvocatessa.
Le porto uno stralcio del romanzo, circa 30 pagine. La sede della sua Casa Editrice, gestita da lei e dalla madre, era stata creata dal defunto padre.
Mi piace che sia un ambiente femminile. Fra donne, mi dico, ci capiremo meglio.
La ragazza mi ricontatta: le piace il mio modo di scrivere. Ci rivediamo e si parte col piede sbagliato:
"Quanti tagli dobbiamo apportare?".
Come? Ha letto appena 30 pagine e già parliamo di apportare tagli al manoscritto?
E se lo avesse letto tutto? Cosa mi avrebbe detto? Che da 300 pagine circa lo avremmo dovuto ridurre a 100?
"Sai, i costi..."
Eh, ho capito che costa stampare libri, ma se smembro la storia risulterà azzoppata, monca!
Mi invita ad un evento letterario. Ci partecipo, annoiandomi a morte. Non ho mai amato le poesie, inutile farne mistero.
E poi, tutta 'sta gente con la puzzetta sotto il naso mal la digerisco.
A fine serata acchiappo la ragazza e vado dritta al punto che mi preme: sapere se e quando si parte. Ma, soprattutto, sapere se è richiesta la pecunia da parte mia.
Sì, è richiesta.
Ora, sebbene i latini dicessero che "pecunia non olet", per me la pecunia profuma eccome.
Profuma di sacrifici fatti per arrivarci ad averla, quella pecunia.
Così mi appaiono non più come due donne con cui rapportarmi, ma delle ennesime persone che vogliono i miei soldi.
E nemmeno ho chiesto come sono messi a distribuzione.
Me ne vado, con l'ennesima sconfitta in tasca.
Perché io di pubblicare a pagamento proprio non voglio.
Sempre il solito amico volenteroso, amico di mezza Foggia, mi telefona una sera per dirmi di aver appena conosciuto un (ennesimo!) Editore, sempre locale.
Prendo le mie informazioni e mi avvio a fare "toc toc" alla porta de Il Castello Edizioni (http://www.ilcastelloedizioni.com).
L'approccio è elegante, l'Editore mi accoglie dietro una monumentale scrivania, con tanto di sigaro (spento) fra le labbra.
Parliamo del più e del meno, guardo qualcosa che ha stampato e, stupore!, pubblica in maniera gratuita!
Sono approdata, finalmente, nel Gotha degli Scrittori, mi dico.
Niente di più falso, ahimè.
Perché, sebbene anche a lui piaccia il manoscritto e si cominci a portare avanti il progetto per stamparlo, ci sono due cose che non mi garbano:
non c'è editing, manco a pagarlo oro;
l'Editore non mi fa nessun contratto.
Sull'editing non puoi passarci sopra. Onestamente, per quanto un autore possa scrivere bene, è palese che qualche refuso capiti. E anche qualche pesce (errore di composizione consistente nel saltare una parola o una frase intera dell’originale).
Per non dire delle discrepanze, delle incongruenze, dei tempi verbali che vivono di vita propria, della grammatica...
Insomma, un autore, una volta finito il suo compito, ha bisogno di editing, per notare tutto quello che non nota.
La faccenda del contratto pare una barzelletta: "Sì, ci conosciamo, non è un problema. Sai che anche Tizio ha pubblicato con me? Sono anni che pubblica con me e mica ha un contratto!".
Eh no.
Io con un contratto posso capire tante cose. Senza, annaspo nel vuoto cosmico: può succedere qualsiasi cosa.
Sempre più perplessa, dunque, proseguo l'avventura "castellana".
Trovo, da parte dei grafici, una totale apertura: io visualizzo mentalmente la copertina e la snocciolo in tempo reale e, in tempo reale, la vedo nascere sullo schermo del PC.
Questa cosa mi piace moltissimo.
Ma il non avere un contratto mi turba non poco.
La copertina è come la volevo io, ma il resto va a rotoli: comincio a mandare mail su mail per poter parlare con l'Editore che, manco a dirlo, pare sempre da "qualche altra parte".
Riesco, dopo insistenze, ad avere il numero di cellulare dell'Editore.
Lo chiamo, lui non ha il mio numero di cell, quindi lo becco di sicuro.
Cosa che accade. Appena capito chi sono, pare avere una défaillance e incespica nelle parole, farfugliando qualcosa come: "Sto proponendo il tuo manoscritto a un Editore di Roma".
Come?!
Ma se lo proponi a uno di Roma, perdonami la finezza, ma tu... chi cazzo sei?
U stattattint?
Dicesi "stattattint" colui che, appunto "sta attento". Di solito è un portiere dello stabile.
La cosa non mi quadra e mi lascia sempre più perplessa e, diciamolo, in paranoia.
Oramai vedo Editori fasulli ovunque, anche il fruttivendolo sotto casa potrebbe essere un Editore sotto mentite spoglie.
Il progetto si blocca, su mia tempestiva richiesta: mi faccio ridare il file indietro, loro rivogliono la bozza di copertina stampata.
È giusto: a ognuno il suo, zero a zero e palla al centro.
Qualcuno si chiederà, a questo punto, un paio di cose:
ma dura ancora a lungo 'sta storia?, e
perché non hai pubblicato con loro?
La risposta alla prima, giusta, domanda, è: no, ho quasi finito.
Alla seconda vi rispondo così: sebbene non mi avesse chiesto soldi e me lo avesse esplicitamente detto, non mi è piaciuto il comportamento dell'Editore: appena deciso di pubblicare, è sparito. All'inizio era tutto sorrisi e pacche sulla spalla.
Poi nulla.
Insomma, non è che volessi fiori o cioccolatini, ma uno straccio di risposta alle mail non mi pare una cosa così terribile e gravosa.
E poi, noi autori non siamo degli scassacazzo senza motivo.
Se ti mando una mail, o ti chiamo, ci sarà un perché. Mica voglio che tu mi racconti della tua giornata e dell'amico che hai incontrato al bar stamattina.
Voglio notizie sullo stato di avanzamento dei lavori.
Perché sebbene alcune persone pensino che scrivere non sia un lavoro e che tutti sono in grado di farlo, vi assicuro che non è così.
Scrivere stanca, prosciuga energie e cervello.
Quindi voler sapere che succede al manoscritto non mi pare una cosa tanto strana.
Questo non vuol dire essere asfissianti.
Com'è e come non è, ho salutato anche loro.
Godono di ottima salute, pubblicano ancora e tutto il resto. Chissà se ancora hanno la filosofia del "non" contratto.
Arriviamo all'ultimo passo: la Arpeggio Libero Editore (http://www.arpeggiolibero.com), ovvero la Casa Editrice che mi ha, finalmente, pubblicata.
Dopo aver lasciato il manoscritto a morire, un amico mi ha parlato di questa piccola, ma competitiva, realtà editoriale.
Oramai indurita, disincantata e con un certo qual sorrisetto ironico, dunque, ho inviato il manoscritto.
Quando mi è arrivata la mail, dopo un mese, che mi diceva che erano interessati a pubblicarmi, ho sentito puzza di imbroglio.
Chiunque l'avrebbe sentita.
Due le cose: o sono un maledetto genio della scrittura e ancora non l'ho capito, o sono talmente rincoglionita e imbecille che tutti tentano di fregarmi soldi.
Rispondo alla mail: parliamoci chiaro, se siete editoria a pagamento, grazie di aver perso tempo, ma io non ritengo giusto pagare per pubblicare.
Invio e attendo.
La risposta arriva in un biz: non siamo editoria a pagamento.
O cazzo, mi dico, aspè, vediamo se è proprio vero: non chiedete soldi nemmeno per la copertina?
Ennesima risposta: abbiamo i nostri grafici. Niente soldi da cacciare, solo tanto entusiasmo per pubblicizzare la nostra Casa Editrice, che è giovane. Ci stai?
Ci sto.
Comincia l'avventura più bella della mia vita: un contratto chiaro e vincolante solo per l'opera inviata, cinque anni con loro, dieci percento sulle copie vendute, distribuzione nei tot posti.
Tutto vero, finalmente.
Alla fine vedete?
Aspettare paga.
Quando l'istinto vi dice che un Editore, seppur gratis, non vi convince, non pubblicate con lui!
Io ho evitato un sacco di contratti, molti li ho persino rimossi dalla memoria.
Fra questi non solo Editori a pagamento, ma anche gente che voleva investire nel mio talento.
Quindi il mio umile consiglio è questo: vista l'esperienza accumulata con varie persone, più o meno corrette, più o meno oneste, mi sento di dirvi di prendervi tutto il tempo necessario per capire chi avete di fronte prima di vincolarvi con un contratto che, qualora non dovesse più esser di vostro gradimento, potrebbe portarvi a risoluzioni legali sgradevoli.
Bene, visto che non è mio pregio essere breve (non scriverei romanzi, altrimenti), spero davvero di esservi stata d'aiuto.
Per il resto: 

Audentes fortuna iuvat,

   timidosque repellit.

(La fortuna aiuta gli audaci e respinge i vigliacchi)

Virgilio, Eneide.


Esther Pellegrini.



 

58 commenti:

  1. Esther, mi auguro che gli altri post siano più....o meno?!
    A parte le battute, il mio intuito non mi portato fuori rotta. Mi sono rivolto alla persona giusta.
    (Anche a me Virgilio mi ha aiutato!)

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    1. Enzo carissimo, non so dove ti abbia portato l'intuito ma se hai bisogno di un'animatrice per le feste, sei capitato nel posto giusto! Aspetta che devo ancora digerire il complimento che mi hai fatto per mail: io sarei cosa? Scrittrice navigata? A stento so nuoticchiare e senza un salvagente nei pressi mi sento prossima alla morte. E tu mi credi meglio, o più importante, di quel che effettivamente sono: una scassacazzi testarda, che spera di avere un talenticchio nella scrittura e che imbratta carte su internet :D Ti ringrazio per la fiducia che hai, ma davvero è mal riposta. Se mai dovessi diventare famosa probabilmente accadrebbe per caso, o per un atto di pietà nei miei confronti :D Comunque è bello leggere di qualcuno che crede in me :D Mi sento un gradino più su adesso :D

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  2. Buongiorno, ho letto con attenzione e interesse il suo articolo e, dopo aver acquistato due romanzi della suddetta Arpeggio Libero posso solo dire che non concordo col suo pensiero. Mi spiego meglio: ho letto il suo incipit, qui sul blog, e l'ho trovato ben scritto. Ingannata da questo, mi sono incuriosita e sono andata a una fiera del libro dalle mie parti, trovando questa specie di editori. Due libri presi, due fregature accertate. Il primo si chiama "Conspiratio", l'altro "Le cesoie di Atropo".
    Mal scritti, mal impaginati e con errori terribili. In una parola? Pessimi.
    Lo so che questo non dipende da lei, per carità, ma credo non acquisterò mai più libri di questa casa editrice.
    Lidia.

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  3. Buongiorno a lei, Lidia. Ho appena letto il suo commento. Innanzitutto la ringrazio per avermi detto che il mio incipit è scritto bene. Al di là di questo, sono dispiaciuta della sua delusione: un libro non dovrebbe mai disattendere ai sogni che un lettore investe in esso. Sapesse a me quanti libri non sono piaciuti!

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  4. Guardi, io sono solo una lettrice. Non ho velleità artistiche, ma quando compro un libro pretendo qualità. Anche perché per lo stesso prezzo posso acquistarne uno della Mondadori, che almeno è scritto meglio. Le pare?

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  5. In tutta sincerità, Lidia, credo che Casa Editrice a parte, quello che conti sia la storia. Se a me piace una trama poco importa con chi l'autore ha pubblicato. Ricordo di aver preso un romanzo di una piccola CE. Di questo romanzo mi era piaciuta molto la cover grafica, ma anche la trama. Dopo averlo letto sono rimasta soddisfatta. Così come resto soddisfatta quando acquisto qualcosa di un autore "famoso" e pubblicato da una CE conosciuta. Dipende dai gusti, ma anche da come il narratore riesce ad affascinarci e a tenerci incollati fino all'ultima pagina.

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  6. Bene, allora le auguro di trovare, quanto prima, autori che le piacciano di più e che sappiano scrivere meglio :D

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  7. Ah, su questo non ho dubbi! Una domanda per lei: scrive solo genere rosa? Non si offenda, ma non amo molto le storie sentimentali. Mi piacciono moltissimo gli storici.

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  8. Non si preoccupi, Lidia, non mi offendo :D
    In verità anche a me piacciono molto gli storici. E non solo quelli.
    E, per rispondere alla sua domanda, non scrivo solo "rosa". Uno storico è "a calendario", come si dice dalle mie parti. Anche se non so quando lo scriverò davvero. Per ora è solo una bozza con un mezzo incipit.
    Per il resto, non mi piace essere etichettata per un solo genere. Scrivo tutto quello che si affaccia alla mente: rosa, fantasy, storico, gotico e noir.
    E' un po' un rimando alle letture che faccio: non leggo solo un genere. Mi piace spaziare su tutti i tipi di narrativa.

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  9. Se dovesse scrivere uno storico, metta un incipit sul suo sito, così potrei farmi un'idea. Le auguro in bocca al lupo per il futuro. Adesso la lascio.
    A presto, Lidia.

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  10. Grazie per la bella chiacchierata, Lidia. E spero di accontentarla! A presto, dunque :)

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  11. Ester mi sono imbattuta per caso nel tuo lungo post facendo indagine sulla booksprint... una domanda tecnica ma il 10% su ogni copia venduta significa che su un libro esempio con prezzo di copertina 25.00 euro lo scrittore guadagna 2,50 . A questo punto oltre a farsi il mezzo per trovare la casa editrice che non chieda soldi per pubblicare alla fine avere la propria opera pubblicata si riduce a pura soddisfazione personale

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  12. Buondì, Mawa! Diciamo che di acqua sotto i ponti ne è passata, rispetto alla pubblicazione. Posso dirti, in merito alla Booksprint, che sono stata ricontattata circa 4 anni fa dall'editore in persona. Voleva sapere se fossi interessata a pubblicare con loro e quando gli dissi che avevo già fatto, il signore in questione andò a controllare su internet.
    Ora, a me fanno pure simpatia, ma la Vanity Press gioca sull'ego e basta.
    Il mio consiglio resta sempre lo stesso: MAI pagare per pubblicare.
    Non importa se ti prospettano percentuali da urlo: la solfa è sempre la stessa. Con in più lo sdegno dei librai, i quali non accettano testi di editori a pagamento. Quindi meglio aspettare e sperare di imbattersi in un editore non a pagamento.
    Al massimo, poi, si può auto pubblicare su piattaforme come Amazon, se si è capaci di fare pubblicità e amen.

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  13. Ciao ti è arrivato il mio messaggio?
    Ti ho chiesto se hai partecipato ad un concorso per pubblicare la tua storia o hai semplicemente inviato un email a Arpeggio Libero Editore

    Scusa il disturbo!

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  14. Sempre io, scusami, ho visto che il commento non lo ha inserito e provo a riscriverlo.
    Io ho fatto i tuoi stessi passaggi, ho contattato le stesse tue case editrici e quando ho visto che mi chiedevano così tanti soldi mi sono scoraggiata e ho smesso di crederci a questo mio sogno. Non mi piace arrendermi e scrivere è davvero la mia passione. Avresti qualsiasi consiglio da darmi per riuscire a pubblicare?

    Ho guardato il sito di Arpeggio Libero, ma ho notato che non fanno concorsi da un po'... cosa potrei fare?

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  15. Ciao sconosciuta! :) Non so dove doveva arrivare un messaggio (privato?), in ogni caso, per passata esperienza, valuterei altre opzioni, rispetto ad Arpeggio.
    Se vuoi maggiori informazioni, puoi contattarmi tramite mail.
    Scusa il ritardo nel rispondere, ma solo ora ho visto i tuoi post.
    Esther

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  16. Sì, potrei avere la tua email così ci intendiamo meglio?

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    1. Ciao, scusa il deplorevole ritardo, ma io e la "pigrizia congenita" siamo una cosa sola. Ti lascio la mail, così potrai contattarmi con agio: esther.pellegrini@libero.it
      Buon anno e che sia, soprattutto, un anno proficuo! :)
      A presto,
      Esther

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  17. Ciao Esther. Mi pare di capire che anche la Booksprint Edizioni sia a pagamento, pur se dicono di godere di servizi di ufficio stampa ed editing. Io sto cercando di pubblicare una raccolta di poesie e ho ricevuto la copia omaggio con la proposta di pubblicazione. Non mi pare di aver letto nulla che suggerisse l'editoria a pagamento, eccetto un passaggio che mi ha un po' perplesso, ovvero:"La pubblicazione per la prima edizione del volume sarà pari a 136 copie, di cui 100 riservate all'Autore, 4 saranno inviate ai Depositi Legali e le restanti copie saranno nella piena disponibilità della casa editrice che le utilizzerà per evadere tempestivamente gli ordini. [...] L'Autore potrà riacquistare a suo piacimento, senza nessun obbligo, ulteriori copie del libro con uno sconto del 25% sul prezzo di copertina". Forse sono io a non essere esperto nel settore, ma non mi pare che abbiano spiegato bene se l'autore debba prima acquistare quelle 100 copie, che, altrimenti, sarebbero altre copie in omaggio (?). Non so dove e come cercare, ci sono troppi siti, troppi editori, troppi...! :(

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  18. Ciao Esther, vorrei contattarti per un parere su un editore. Ti scrivo all'indirizzo indicato

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  19. Ciao Esther,
    ho già pubblicato 3 opere con la BookSprint Edizioni.
    Al primo contatto è andata come da te narrato; ho chiarito che non intendevo sborsare quattrini per vedere pubblicate le mie opere e ci siamo intesi facilmente.
    Ho pagato, come è giusto che sia, il lavoro di revisione (meno di 200 euro), che si è rivelato ben fatto e utile (tra l'altro ho appreso alcuni accorgimenti che rendono più gradevole l'aspetto grafico del testo)
    Ho ricevuto 2 copie gratis e la possibilità di acquistarne altre con lo sconto del 25%
    La copertina l'abbiamo decisa insieme (foto inviate da me e di mia proprietà); sinossi scritta da me.
    Impaginazione e veste grafica dignitose. Nessuna promozione da parte della BSE. Faccio promozione da solo; ma me interessa vedere le mie opere pubblicate (e possibilmente lette), il guadagno non è la mia priorità.
    I miei libri sono presenti sia su Amazon che su IBS e Anobii e li ho potuto trovare, a Milano, anche alla Feltrinelli.
    Nessun divieto a pubblicare con altri editori.
    Proverò l'Arpeggio per un confronto, poi ti saprò dire...
    Ciao,
    Gianfranco Barbareschi

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    1. Anch'io ho pubblicato con book sprint e mi sono trovata benissimo puoi vedere il mio libro sui maggiori canali di vendita (Il magico mondo delle fiabe) Porcu Raffaela

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    2. A parte il fatto che il compenso per ogni libro venduto è del 15% quello della casa editrice L'Arpegio è del 10%

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    3. Poi ogni tanto organizzano delle promozioni anche del 50%

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  20. Mah...io capisco tutto, ma se non siete voi i primi a investire sulla vostra opera, pechè dovrebbero farlo gli altri? Capisco che 2600 € siano una ladrata, ma se una casa editrice ti chiede un rimborso spese di 300 €, non ci troverei nulla di male...Anche perchè a sentirvi parlare siete tutti Tolkien ahahha

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    1. Gli editori a pagamento accettano tutte le proposte che ricevono, a prescindere dal loro valore letterario:col denaro che si fanno vanno in pari con le spese e guadagnano qualcosina. Quelli più voraci si fanno un gruzzoletto.Tu a questo punto non esisti più, mentre loro si mettono in attesa dei miracoli. Sei disposto a pagare pur di poter dire a parenti e amici che sei uno scrittore? Bene! Sappi però che venderai tante copie quanti sono i tuoi stretti familiari, perché il problema vero di queste Società "dai che la va bene" è il fatto inconfutabile che non hanno mercato, cioè valgono zero nella distribuzione ed è questa che fa vendere libri. A 'sto punto molto meglio il selfpublishing. È più decoroso.

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  21. Salve, ho letto con interesse quanto hai scritto e non nego che mi abbia fatto piacere scoprire che sei pugliese come me (io sono salentina!). Ho apprezzato il tuo modo di esprimerti diretto e senza mezzi termini. Ho un romanzo rosa che vorrei pubblicare e da un anno mi aggiro su Internet alla ricerca di una casa editrice che abbia voglia per davvero di prendere in considerazione un esordiente, fosse anche solo per dirgli: "Lascia perdere. Sei una scrittrice che ha zero possibilità di piacere". Ho pensato ad Amazon ma è chiaro che lo leggerebbero solo amici e parenti e nulla più. Se il tuo libro è valido ma non compare nei negozi e non è in bella mostra negli store digitali, nessuno saprà mai della sua esistenza... Cosa mi consigli? Grazie e un abbraccio.

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  22. Buongiorno Esther ho letto con attenzione e partecipazione. Anche io sono da anni alla ricerca di un onesto editore. Ho scritto parecchi lavori tutti abbandonati nel cassetto. I famigliari e gli amici mi chiedono spesso se sono riuscito a trovare un editore perché reputano i miei lavori interessanti. Anche io ho mandato un romanzo ad albatros e devo ammettere che stavo per caderci se non avessi letto ciò che hai scritto su di loro perché è una questione di pochi giorni e vedi ora sono contento di non aver preso una fregatura ma allo stesso tempo gobbo come hai detto tu per la delusione e la speranza nel vedere pubblicato un mio lavoro. Comunque ti ringrazio molto se pure amareggiato e scusa non vorrei essere invadente ma puoi aiutarmi in qualche modo? Ho letto della casa editrice Arpeggio hai qualche consiglio da darmi? Ti mando e-mail se preferisci. Resto in speranza di una tua risposta. Grazie.

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    1. Oddio quanto ridere mi ci sono ritrovata in pieno! in tutti i passaggi! il mio manoscritto non è ancora morto ma si sta riposando in un cassetto. Che dici Invio anch'io ad ARPEGGIO? un grossissimo saluto grazie.
      Da una giovane, ma non troppo... scrittrice in erba.

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  23. Ciao Esther, grazie per la carrellata, divertente e a lieto fine!

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    1. Be', non proprio a lieto fine, visto che i rapporti con Arpeggio Libero sono terminati da anni... Per fortuna 😉

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  24. Bell'articolo Ester! Mi ricorda il mio primo romanzo! Una casa editrice mi contatta e si dice interessata al mio manoscritto, ma devo sborsare 300 euro, rispondo che se avessi scritto: la divina commedia, non mi avrebbero chiesto nulla! Simpaticamente l'interlocutore mi disse che non l'avrebbero preso neanche in considerazione! È ancora nel cassetto assieme al secondo in attesa di trovare un editore serio. Gli amici che l'hanno letto sono entusiasti ma anche amici! Chissà forse un giorno andra meglio!

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    1. Mai pagare per pubblicare! Hai fatto bene a prendere il largo da certa gente.
      In bocca al lupo ❤️

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  25. Tutto bello tutto giusto oggi essere scrittore è veramente un lusso che poche persone si possono permettere di essere ma non perché le spese siano tante ma giusto perché gli editori etici scarseggiano.
    Io mi sono imbattuto in questa casa editrice ed è stato l'errore più grande della mia vita, a parte che ti chiedono l'impossibile, ti fanno richieste assurde, tra cui l'invio di 5-6 mail al giorno della stessa cosa,ma poi parlare con l'editore è quasi impossibile è più facile parlare con il presidente della Repubblica, ti passano spesso la loro segretaria che ha tante qualità fra cui quella di non averne, bella gatta da pelare? No, semplicemente la verità,perché quando io mi sono imbattuto in questa casa editrice se proprio la vogliamo chiamare così, mi aspettavo un trattamento molto più educato cosa che non c'è stata, l'educazione è qualcosa che se ce l'hai si vede e si nota, e qui l'unica cosa che si nota e la mancanza di tante cose che poi alla fine non sono mai cose, Io penso che non è invidia ma è buon senso oggi avere modi che attraggono gli autori, invece qui più che arroganza esiste veramente, indisponenza ma soprattutto l'essere saccente qui viene scambiato sicuramente per una nuova occupazione visto che quasi tutti lo sono.

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  26. Caro anonimo, spiegati meglio: ti riferisci ad Arpeggio Libero? Se sì, anch'io ho concluso il mio rapporto da anni, con buona pace di tutt'e due le parti.

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  27. Scusate se replico a scoppio ritardato, ma sono pigra, non aggiorno il blog perché mi scoccio eccetera eccetera.
    In ogni caso, sappiate che non ho più rapporti con Arpeggio Libero.
    Se avete intenzione di crescere, come autori, vi consiglio di spulciare il forum di writersdream, alla sezione "case editrici" e di leggere le discussioni degli utenti in merito alla voce "editing".
    Date in ai siti degli editori, guardate i contenuti, acquistate qualcosa per testare la qualità del prodotto.
    Solo così potrete capire qual è l'editore giusto per voi.
    È un consiglio, poi, è chiaro che siete liberi di non seguirlo.
    In ogni caso, resto a disposizione. Se avete domande da fare, contattatemi per email. Rispondo a tutti.
    Oh, quest'anno ho iscritto un mio romanzo al Calvino 🙂
    Una roba di una tristezza e una pesantezza che manco col Brioschi ci si sente meglio 😂
    Ma si sa: si parte da romanzi leggeri e divertenti per poi arrivare alle tragedie 😂

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  28. Bellissimo articolo ,dalle tue parole ,ho notato , rabbia, delusione e incertezze ma sono contento del lieto fine, ovviamente mi sei stata anche da aiuto perché credevo che il mio modo di pensare "pagare per pubblicare è una stronzata" fosse una cosa sbagliata ,mi sei stata di aiuto perché stavo pagando la booksprintedizioni senza sconti ,ma qualcosa mi ha fatto sì che io sia andato in cerca di conferme ed ho trovato la tua, grazie mille

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    1. Mai pagare. Ci sono editori e stampatori. I primi sono quelli che si accollano il "rischio d'impresa", i secondi no, poiché fa tutto l'incauto autore.

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    2. Il tuo post Esther.. mi ha sollevato lo spirito...e mi ha fatto...sganasciare dalle risate...!!!! Qui, davanti a un camino al Castelli Romani ... in questa fredda giornata di post SanValentino che già di per suo è deprimente..!!!! Io faccio parte dei tuoi noiosi e odiati poeti... in particolare in questi ultimi mesi sono alle prese con un gruppo di disgraziati come me...ci chiamiamo Piume di Poesia... è
      un bando ma anche un programma di metodo! Siamo fissati con la leggerezza...e carchiamo un editore lo troveremo? Ma se il tuo libro è scritto così come hai scritto il post non puoi non essere una grande scrittrice.Mi sembra che il post sia di molti anni fa... Ora avrai avuto il successo che meriti!!! Grazie ancora di tutto!!!! Alessandra di retecultura@gmail.com

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    3. Cara Alessandra, ti ringrazio per avermi fatto i complimenti, ma non sono un'autrice famosa 😂
      In ogni caso, ti faccio i miei migliori auguri per la ricerca di un buon editore (non so se la risposta precedente sia uscita).

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  29. Boh io ho pagato per pubblicare e ho venduto 400 copie. In tutto con i miei libri di poesia e romanzi ho fatto più di mille copie. Ora ho da pubblicare un romanzo lungo e non so che fare. Non ho più l'energia di vent'anni fa

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    1. Ciao Valentina, non concordo sull'editoria a pagamento. Ti consiglio di valutare altre opportunità che non richiedano esborso economico da parte tua. Di editori ce ne sono tanti, basta solo fare una scelta mirata e attendere. In bocca al lupo!

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  30. Cara Esther, leggo solo ora le tue simpaticamente esposte vicissitudini per pubblicare un libro.
    Anch'io sto ficcanasando in internet per trovare delle case editrici. Più che scrittore sono un illustratore ( fiabe per bambini ) e qui la situazione se vuoi è ancora peggiore perché si va a sbattere anche contro la mancanza di un buon senso estetico, libero da stereotipi, che possa valutare il tuo lavoro che, senza nulla togliere agli scrittori puri, comporta prove, esperimenti, dedizione di tempo notevole ed infine ovviamente una certa abilità tecnica.
    Siamo in un settore in cui il lavoro, parlo di quello valido anche senza arrivare al capolavoro, non è riconosciuto. La colpa è anche un pò nostra di creativi che, a volte troppo pervasi dalla vanità di farci conoscere nel mondo dell'editoria, ci lasciamo ricattare e sfruttare. Ma ve lo immaginate un mercante di frutta che andasse da un contadino e gli dicesse: "vuoi vendere le tue mele? Devi pagare!" Rischierebbe di ritrovarsi un rustico manico di zappa su per il culo. Ecco senza essere così rozzi noi dovremmo semplicemente dire di no alle case editrici che non hanno rispetto per il nostro lavoro, ovviamente ripeto quando fosse valido.
    Saluti
    Beppe Beltrame

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    1. Ciao Beppe, il settore è quello che è, purtroppo. Però, in qualità di illustratore, hai un escamotage: creare il tuo portfolio e affiliarti a siti vari, da cui gli editori acquistano. Parlo di cose belle tipo Getty's Image, Trevillion Images, Adobe Foto stock eccetera. Su alcuni, tipo Getty's, se non erro, si viene prima valutati e se i lavori piacciono, si dà accesso a un account personale. Puoi provare questa strada, a meno che tu già non abbia un account simile. Proporsi direttamente agli editori, invece, non so se sia semplice né quanto paghino. In bocca al lupo!
      Esther

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  31. Buongiorno Esther, ho letto la tua "avventura" con albatros e booksprint. Dato che con quest'ultima dopo che ho rifiutato diverse loro offerte di spesa, alla quarta "a carico dell'editore" ho accettato, ma continuano a chiedermi pagamento di costi non presenti nella proposta. Naturlmente ad oggi non ho pagato nulla perchè secondo me qualcosa non mi quadra. Hai consigli da darmi? Grazie

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  32. Ahia, mi dispiace. Purtroppo, l'unico consiglio che mi sento di darti è quello di rescindere il contratto. Per fare questo, o aspetti sei mesi prima della scadenza, per il canonico invio di raccomandata con ricevuta di ritorno, o rileggi attentamente il contratto, per capire se hanno inserito delle clausole capestro o poco chiare a cui l'editore può appellarsi. Se non è così, puoi replicare dicendo che, come da contratto, non essendoci accordi di natura economica, la BookSprint non ha nulla da pretendere. Se non intendono addivenire a un accordo, ventila l'ipotesi di una lettera di un tuo legale.

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  33. Esther durante il lockdown non avendo una mazza da fare mi sono messo davanti al pc e senza neppure rendermene conto mi sono trovato davanti un manoscritto, essendomi divertito ne ho buttato giù un altro...ora mi è venuta questa cosa di provare a inviarli ad una casa editrice, nella ricerca di consigli mi sono inbattuto nella tua storia, non so cosa tu abbia pubblicato ma se, anche solo lontanamente, assomiglia a quanto hai scritto qui sopra ti auguro di poter sfondare...sei molto divertente e hai una scrittura scorrevole.
    Sia ben chiaro io non sono nessuno e non mi permetto di dare giudizi professionali ma personalmente mi sei piaciuta...ti auguro tanta fortuna...ciaoo Andrea.

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  34. Gentile Esther,
    ho letto con grande piacere la sua storia un po' triste, divertente e istruttiva. Lei ha una bella penna, ma questo, ovviamente, non vuol dire un gran ché, se non che collezionerà la gratitudine, il piacere e i complimenti di chi ha la fortuna e l'intelligenza di scorrere le sue righe. Questa è la storia del mondo... nel 160 avanti Cristo, se la memoria non mi inganna, la rappresentazione di una commedia di Terenzio andò deserta perché nel piazzale davanti al teatro fu organizzata una sfida tra gladiatori. Tutti gli spettatori se ne andarono, attratti dalle promesse di emozioni forti, fatte di urla, colpi di spada e sangue. Eppure Terenzio era bravino, scriveva cose intelligenti e ancora oggi ne studiamo le opere, mentre di quei gladiatori non resta che una pallida memoria. L'amore per la scrittura si nutre solo di se stesso...
    Le auguro ogni fortuna e che mai nella piazza davanti alla libreria dove si tiene un reading di un suo libro si organizzi uno spettacolo di gladiatori.
    Vale
    Antonio

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    1. È sempre un piacere, per me, rispondere a chi mi contatta. Grazie, Antonio! Le tue parole sono splendide, soprattutto perché mi hai fatta immaginare i gladiatori e il povero Terenzio. Per me, amante anche della Storia, è stato un piacevole momento di riflessione e sì: la scrittura è un mondo privato in cui si gioisce e si soffre allo stesso tempo. Eppure, senza la scrittura cosa saremmo?
      Pensa alle pitture rupestri: sono state la prima forma di scrittura che ci è pervenuta. Chissà a cosa pensavano, quegli esseri umani, mentre dipingevano le mandrie...

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  35. Immagino alle bistecche... perché poi, alla fine, certe cose della vita sono abbastanza semplici: gli uomini della pietra dipingevano quello che desideravano: catturare un grosso gnu e farselo arrosto. Michelangelo Pistoletto afferma che l'oggetto non è arte, ma è arte l'idea dell'oggetto. Perciò la caccia allo gnu non è arte, quanto, piuttosto, desiderio di placare la fame; ma l'idea della caccia, dipinta sulla roccia lo è. Ma gli esseri umani che dipingevano le mandrie sapevano di fare arte? Credo di no... Ma probabilmente non lo sapevano nemmeno Plauto, Terenzio o Shakespeare che scrivendo avevano trovato il modo di procurarsi quella famosa bistecca senza correre dietro alle bestie...
    Un saluto
    Antonio

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    1. Be', lo sviluppo di un certo tipo di coscienza non credo fosse presente, negli uomini primitivi. Tuttavia, restano queste testimonianze affascinanti, in cui mi chiedo: "A cosa pensavano mentre dipingevano?"
      Chissà se questi uomini erano consapevoli di star lasciando una traccia per noi.

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  36. "Chissà se questi uomini erano consapevoli di star lasciando una traccia per noi"... credo di no... lasciavano una traccia per loro stessi: l'arte è desiderio interiore... poi, in determinati casi, diventa messaggio. Credo di capire quello che pensa... effettivamente ho seguito un cammino molto simile al suo con un qualcosina in più... il crowdfunding... non bisogna mai farsi mancare nulla...
    saluti
    Antonio

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    1. Il concetto del crowdfunding applicato ai libri non mi piace. Dopo aver studiato editoria, con professionisti del settore, non la reputo un'esperienza che farei. Ma questo è un mio pensiero e non la Bibbia 🙃

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  37. E invece io ho voluto percorrere anche la strada del crowdfunding, collezionando l'ennesima allegra delusione. Sono giunto ad una conclusione, la medesima a cui giunse Napoleone: nella vita è meglio essere fortunati che bravi....
    un saluto
    Antonio

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    1. La tua esperienza è stata simile a quella di tanti altri autori, ecco perché trovo questo sistema poco appetibile. In bocca al lupo 😉

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